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Filippo Lippi «La Pietà - Imago Pietatis Uomo di Dolore» Museo Poldi Pezzoli a Milano, Italia
Filippo Lippi (1406 – 8 Ottobre 1469)
«La Pietà - Imago Pietatis Uomo di Dolore»
Pittura - Tempera su tavola (57,5 x 32 cm) 1435 - 1440

Filippo Lippi, Pietà Assistiamo a una dolorosa resurrezione di Cristo su uno sfondo cupo e lugubre di una grotta scavata nella roccia nera.
Questa grotta allude alla tomba scavata nella roccia da Giuseppe d'Arimatea per deporvi il corpo di Cristo.
Filippo Lippi ha ben reso questo difficile ritorno alla vita di Cristo, la cui pelle di un grigio cadaverico è appena più chiara dello sfondo roccioso.
Il suo corpo ha il colore grigio del sudario, solo il suo volto comincia a animarsi e i suoi capelli sono l'unico tocco di colore di questo cadavere che torna lentamente in vita.
Un corpo resuscitato dalla pelle completamente liscia che non mostra alcuna traccia delle violenze subite prima di morire.
Lippi ha dipinto qui un'immagine suggestiva della morte di Cristo «Imago Pietatis».

Filippo Lippi, Pietà L'Imago Pietatis o “Uomo del Dolore” o ancora “Cristo della Pietà” è una rappresentazione di Cristo nudo, sollevato e barcollante.
In questo senso, questo “Uomo Doloroso” di Lippi illustra bene la durezza della resurrezione di Cristo.
Si vede Cristo che emerge a malapena dalla morte, il suo corpo è pesante, non lo controlla ancora, san Giovanni evangelista lo aiuta a rialzarsi sostenendolo con entrambe le mani per la vita, mentre la Vergine gli sostiene la testa che egli non è ancora in grado di sollevare, tenendogli la spalla per impedirgli di cadere in avanti.
Le mani di Cristo e il suo braccio ancora inerte indicano la sua grande debolezza.

Filippo Lippi, Pietà La sua mano destra è posata sulla spalla di Maria, quasi trasparente sotto il tessuto blu, mentre la sua mano sinistra è rannicchiata, con le dita che non hanno ancora ripreso completamente vita.
Il volto di Maria esprime un'intensa emozione di gioia e vittoria sulle lacrime e la tristezza del lutto, mentre la reazione di San Giovanni Evangelista è interiorizzata, cosa che Fra Filippo Lippi ha tradotto inclinando la sua testa.
Alcuni storici ritengono che quest'opera di Filippo Lippi gli fosse stata commissionata da Cosimo il Vecchio per farne dono a papa Eugenio IV, che in quel momento si trovava a Firenze.
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