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Luca Giordano «Sant'Antonio Abate» Museo Poldi Pezzoli a Milano, Italia


Luca Giordano (18 Ottobre 1634 – 3 Gennaio 1705) «Sant'Antonio Abate»

Pittura - Olio su tela (74,6 x 63,4 cm) 1650

Luca Giordano, Sant'Antonio Abate, Museo Poldi Pezzoli a Milano, Italia
Sant'Antonio Abate
Sant'Antonio alza umilmente gli occhi al cielo tenendo in una mano il suo bastone a forma di tau con un campanellino, che è uno dei suoi attributi.

Nell'altra mano porta un libro su cui sono posate le braci fumanti di tre pezzi di legno, dei tizzoni ardenti.

Nato nella valle del Nilo, Sant'Antonio (251-356) divenne eremita sottoponendo il proprio corpo all'ascesi per resistere alle tentazioni che lo tormentavano in gioventù.

Morì a 105 anni e, sebbene avesse chiesto che il luogo della sua tomba rimanesse segreto, le sue reliquie furono ritrovate nel VI secolo e, dopo essere passate per Costantinopoli nel 708, terminarono il loro viaggio ad Arles, in Francia.

Nel 1095, Gaston de Valloire e suo figlio furono vittime di un'epidemia e fecero il voto di dedicare la loro vita alla cura dei malati se fossero guariti grazie alle reliquie di Sant'Antonio.

Dopo la loro guarigione, mantennero la parola fondando l'Ordine degli Ospedalieri.

Il papa Calixte II affidò le reliquie di Sant'Antonio a questo nuovo ordine nel 1118.

Luca Giordano, Sant'Antonio Abate, Museo Poldi Pezzoli a Milano, Italia
Sant'Antonio Abate
Gli Ospedalieri avevano il diritto di fare l'elemosina per curare quella che veniva chiamata “mal des ardents”, successivamente ribattezzata “fuoco di Sant'Antonio”.

Questa malattia, causata da un fungo chiamato segale cornuta, provocava spasmi, allucinazioni, vomito e mal di testa, oltre a piaghe purulente che potevano portare alla cancrena.

Gli Antonini dell'Ordine degli Ospedalieri curavano i malati principalmente con grasso di maiale e, naturalmente, con preghiere.

In caso di cancrena, avevano il compito di praticare amputazioni.

A causa di queste guarigioni attribuite a Sant'Antonio, egli è spesso raffigurato con carboni ardenti o un fuoco corrispondente al “fuoco di Sant'Antonio”.

Poiché il grasso di maiale faceva parte delle cure per la malattia, a volte viene raffigurato anche un maiale insieme a Sant'Antonio.

Luca Giordano si è concentrato qui sulla simbolica dei tizzoni ardenti posati sul libro sacro portato da un santo Antonio guaritore in preghiera, senza fare riferimento alle sue tentazioni carnali.

Le tentazioni di Sant'Antonio erano tuttavia ampiamente rappresentate in numerose opere, in particolare nella famosa incisione di Martin Schongauer che ispirò il giovane Michelangelo a realizzare quello che si ritiene essere il suo primo dipinto quando era ancora allievo di Domenico Ghirlandaio.

Una tela del Tintoretto situata nella chiesa di San Trovaso a Venezia mostra Sant'Antonio quasi nudo circondato da donne nude.

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