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Caravaggio «Canestra di frutta» alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano


Caravaggio (29 settembre 1571 - 18 luglio 1610) «Canestra di frutta»

Pittura - Olio su tela (54,5 cm x 67,5 cm) 1597-1600

Questa natura morta fu realizzata nel 1597-1600 su commissione del cardinale Del Monte per essere offerta all'arcivescovo di Milano, il cardinale Federico Borromeo.

Caravaggio, Canestra di Frutta, alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Caravaggio, Canestra di Frutta
Del Monte e Borromeo condividevano gli stessi interessi scientifici e la stessa passione per la pittura.

Il cardinale Borromeo possedeva già una bella collezione di nature morte, in particolare del fiammingo Jean Bruegel.

Questo grande appassionato d'arte è il fondatore dell'Ambrosiana, alla quale lasciò in eredità la «Canestra di Frutta» con testamento nel 1607.

Caravaggio aveva realizzato un capolavoro che stravolgeva la gerarchia dei generi della pittura ereditata dal Rinascimento, in cui l'uomo occupava il primo posto.

La natura morta era all'epoca solo un passatempo, un divertimento artistico.

Il «Canestra di frutta» è il capolavoro che rivela il genio di Caravaggio e inaugura la fase moderna della pittura, dimostrando che la bellezza di un quadro non dipende dal soggetto, ma dalla sua qualità pittorica.

Il «Canestra di frutta» di Caravaggio: Come un ritratto

Come un ritratto, il «Canestra di frutta» si staglia su uno sfondo chiaro perfettamente uniforme che mette in risalto i colori della frutta e dà rilievo ai dettagli dell'intreccio del vimini dipinto con realismo.

Si riconosce qui il cestino di vimini posto tra le braccia del bellissimo «Giovane uomo con un cesto di frutta» dipinto in precedenza dall'artista.

Caravaggio, Canestra di Frutta, alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Caravaggio, Canestra di Frutta
I frutti e le foglie traboccano abbondantemente dal cesto che si schiaccia leggermente sotto il loro peso sulla destra, senza che si possa capire se sia rotondo o ovale.

Il «Canestra di Frutta» è appoggiata su un tavolo (o uno scaffale) presentato di profilo da una semplice linea marrone che si estende per tutta la larghezza della base del quadro, proprio all'altezza degli occhi dello spettatore... che si accorge che sporge dal bordo del tavolo, per offrirsi a lui e invitarlo ad avvicinarsi!

Ed ecco che la bella mela rotonda è bucata da un verme che la rode dall'interno, che i bei grappoli d'uva succosa hanno acini che cominciano a marcire, che la pera macchiata sarà presto matura, che alcune foglie sono attaccate dai parassiti o mezzo secche o appassite... mentre la mela cotogna accanto alla mela è appena matura e i fichi accanto all'uva nera sono ancora verdi.

Caravaggio, Canestra di Frutta, alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Caravaggio, Canestra di Frutta
Invece di selezionare frutti eccezionali come facevano i pittori fiamminghi di nature morte, Caravaggio aveva scelto di dipingere frutti comuni venduti nei mercati.

Il realismo dei loro difetti e delle loro peculiarità contrasta con la piattezza di uno sfondo neutro che permette all'occhio di percepire con estrema precisione i contorni delle foglie e dei frutti.

Uno sfondo uniforme come nella pittura cinese, senza il minimo riferimento che permetta di percepire lo spazio nell'immagine.

Caravaggio associa una precisione quasi fotografica con un'attenuazione del rilievo, che è appena suggerito dalle ombre dei frutti illuminati da una luce radente proveniente da sinistra.

Questa illuminazione quasi parallela alla superficie della tela disegna i contorni e i volumi dei frutti grazie alle loro ombre proiettate e ai riflessi sulla loro buccia.

Essa rivela la freschezza delle goccioline d'acqua, la finezza della grana della loro buccia e le nervature delle foglie.

La dolcezza della luce mette in risalto le sfumature di colore delle foglie e dei frutti.

Caravaggio, Canestra di Frutta, alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Caravaggio, Canestra di Frutta
I loro colori delicati, senza brillantezza, mettono in risalto la loro freschezza effimera.

Il verme rosicchia il frutto, le foglie sono rovinate, prive di linfa e avvizzite, acini d'uva marciscono accanto a frutti acerbi e un ramo di vite si inclina verso di loro sulla destra.

Il realismo e la finezza di questi dettagli mostrano la fragile bellezza della vita, il dominio del tempo nella sua crudele verità.

Il «Canestra di Frutta» di Caravaggio è espressiva quanto una ricca «vanità» in cui i simboli della fugacità del tempo e della morte figurano tra tutti i tipi di oggetti di divertimento e beni di consumo che costituiscono i piaceri e le delizie della vita.

Il simbolismo dei frutti nel dipinto “Canestra di frutta” di Caravaggio

Caravaggio aveva scelto di dipingere frutti di consumo comune la cui dimensione morale era nota a tutti fin dall'antichità.

La mela cotogna era il simbolo dell'amore e della fertilità attribuito a Venere; è la mela d'oro del giardino delle Esperidi.

Gli antichi romani la consideravano un rimedio contro l'avvelenamento.


Nelle mani del Bambino Gesù in un dipinto di Bellini, la mela cotogna simboleggia la redenzione.


La mela evoca il peccato originale, rappresenta il frutto proibito dell'albero della conoscenza consumato da Adamo ed Eva.

La pesca, composta da polpa e da un nocciolo che racchiude il suo seme, rappresentava la trinità cristiana.

Caravaggio, Canestra di Frutta, alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Caravaggio, Canestra di Frutta
Il fico nutre e guarisce: «Che si porti una torta di fichi, che si strofini sull'ulcera e che guarisca.»
Isaia 38, v 21 e 22.


Il fico è un grande simbolo giudaico-cristiano: è l'albero delle origini di Roma, l'albero le cui foglie servirono a coprire la nudità della coppia originaria.

Secondo la leggenda della fondazione di Roma, il cesto in cui si trovavano Remo e Romolo, trasportati dalle acque del Tevere, si era miracolosamente fermato sotto un fico.

La Bibbia (Genesi III, 7) ci dice che Adamo ed Eva nascosero la loro nudità confezionandosi delle cinture con foglie di fico.

E Giuda, colui che tradì Gesù per denaro, fu preso dal rimorso e si impiccò a un fico.

La pera, la cui forma evoca il corpo femminile, è apprezzata per la sua dolcezza e delicatezza.

Conosciuta fin dai tempi omerici, la pera era un attributo di Venere e di Giunone (la regina dell'Olimpo).

Simbolo di dolcezza materna, era raffigurata in alcuni dipinti della Vergine e del Bambino.

L'uva è il simbolo eucaristico per eccellenza: rappresenta il sangue di Cristo versato per redimere i peccati dell'umanità.

Caravaggio, Canestra di Frutta, alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Caravaggio, Canestra di Frutta
Il tralcio secco della vite rappresenta il peccatore che ha infranto l'Alleanza e che ignora la parola dell'Eterno, egli sarà distrutto:
«Il legno secco della vite serve solo per essere bruciato
Ezéchiel 15, v 2 à 5.

Le même infidèle qui ignore la parole du Christ dans l’Évangile:

«Io sono la vite, voi siete i tralci.

Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla.»

«Se qualcuno non rimane in me, viene gettato fuori, come il tralcio, e si secca; poi si raccolgono i tralci, si gettano nel fuoco, e bruciano
Giovanni 15, v 5 e 6.

Il «Canestra di Frutta» di Caravaggio appare così come un'allegoria della Chiesa posta sotto la luce dell'Eterno, illustrata da uno sfondo giallo uniforme alla maniera di un'icona.

Il cardinale Federico Borromeo aveva perfettamente colto il valore estetico e spirituale della «Canestra di frutta».

La considerava bella quanto i suoi dipinti di Bruegel e non vedeva nessun quadro della sua collezione che potesse figurare al suo fianco: quest'opera eccezionale meritava di stare da sola.
È ancora così oggi, quando apparirà ai vostri occhi, sola, come voleva il suo donatore.

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